Are we allowed to sleep during classes?

JamiexLiam

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    Per Jamie i giorni dove doveva presentarsi alla Salvatore Boarding School erano esattamente uguali a quelli del fine settimana, dove non doveva tenere alcuna lezione e poteva semplicemente godersi la sua splendida e fantastica vita, facendo qualsiasi cosa gli passasse per la testa (principalmente si trattava di andare in qualche posto, bere parecchio ed importunare le persone con la sua fluida parlantina accompagnata da un fiume di alcool).Ovviamente a Jamie non dispiaceva passare gli ultimi giorni della settimana come tutti i comuni mortali, perdendo semplicemente tempo intrattenendosi in attività sobrie e del tutto non devote a spassarsela. Poteva provare ad essere un esemplare di professore classico, che si impegnava nel fine settimana per i propri studenti, ma purtroppo quello non rientrava nei suoi standard. Lui non rientrava nella categoria di persone “normale” per ovvi motivi che lo diversificavano, a partire semplicemente dal suo carattere. Jamie non era fatto per rientrare nella categoria della normalità, forse un tempo sì, ma purtroppo quel periodo era ben ancorato ad un passato che non sarebbe mai riemerso.
    Sfortunatamente quei bellissimi giorni di fancazzismo erano terminati e Jamie doveva tornare ad una routine che gli stava stretta per come era lui, ma anche allo stesso tempo apprezzava. Probabilmente nessuno sulla faccia della terra avrebbe mai potuto pensare che lui potesse essere un insegnate, insomma dai chi poteva pensarlo? Tutto di lui faceva pensare a qualsiasi cosa tranne che trasmettere conoscenza a dei giovani pupilli seduti su dei banchi. Eppure, Jamie era in grado di sorprendere in ogni cosa ed in ogni campo, bastava solo un po' di voglia di conoscere la persona e chiunque avrebbe potuto avere accesso almeno un pochino al vero Jamie nascosto e sepolto sotto una maschera ben costruita e un teatrino tenuto in piedi magistralmente.
    Quella mattina Jamie lentamente spostò quelle poche coperte che avevano coperto il suo corpo, nudo se non fosse stato per l’intimo, durante la notte. Lasciò che la fresca aria del mattino accarezzasse la sua pelle, finché un brivido corse lungo la sua schiena, il che lo fece alzare più che velocemente per trovare una qualsiasi cosa da riporre sulla pelle, affinché l’aria della mattina non gli recasse più freddo e fastidio. Trovò l’accappatoio che aveva buttato su una sedia in camera la sera prima dopo una doccia e lo indossò, prese poi uno dei tanti pacchetti di sigarette che aveva sparsi per la casa, ne estrasse una e la portò alle labbra per poi cercare qualcosa per accenderla, creando ancora più confusione in una casa dove l’ordine era una parola che non esisteva. «Ugh». Infastidito dal non trovare qualcosa con cui accendere la sigaretta, la prese tra le mani e la appoggiò sulla prima superficie che trovò per poi dirigersi verso il bagno per fare i suoi bisogni. Una volta finito di fare quello che doveva fare al gabinetto, si diresse in cucina, aprì il frigo per realizzare che non aveva nulla da mangiare, così si limitò a prendere del succo e a bere quello, passandolo come la sua colazione. Doveva decisamente dare una pulita al frigo, gettare tutto quello che era scaduto e tutto quello che aveva della muffa da chissà quanto, prima che in casa sua si formasse un nuovo ecosistema. Lanciò un breve sguardo all’orologio per rendersi conto di essere terribilmente in ritardo per la lezione della mattina, e quasi sputando il succo, prese un paio di pantaloni e una maglia che aveva buttato lì chissà quando, afferrò la prima giacca che trovò, ed uscì di casa.
    Il viaggio da casa sua fino alla Salvatore Boarding School era abbastanza breve, ma questo di certo non implicava una certa sua puntualità. Ci provava, e quello andava almeno riconosciuto. Si impegnava ad essere in orario, che poi non ci riuscisse era tutta un’altra storia.
    Quella volta aveva solo un leggerissimo ritardo di cinque minuti. I ragazzi erano sempre così bravi, così puntuali che andavano premiati solo per quello: insomma chi aveva voglia di andare a lezione? Era sempre meglio riposare a letto e riprendere tutte le forze necessarie per affrontare la giornata, sfortunatamente però non si poteva dormire a sbaffo. Che peccato! Entrò in classe, intendo subito a togliersi la giacca per gettarla sulla sedia nella speranza che non cadesse e beh se fosse successo, quel pezzo di stoffa sarebbe rimasto a terra per il resto della lezione.
    Sinceramente Jamie quella mattina aveva solo un gran mal di testa dato probabilmente da quello che aveva fatto durante tutta la sera e probabilmente la mattina presto. Salutò i ragazzi per poi appoggiarsi alla cattedra e chiedere a uno dei tanto che frequentava la sua lezione di cosa avevano parlato la volta precedente. Nonostante non sembrasse proprio al cento percento, cosa che non era, la sua mente era piuttosto lucida e sapeva esattamente cosa i suoi studenti avrebbero dovuto rispondere. Ovviamente non li avrebbe mai trucidati se la risposta fosse stata incorretta, avrebbe solo fato notare che avrebbero dovuto stare più attenti. «Perfetto. E’ assolutamente sbagliato. Andiamo, conosco io la risposta avendo fatto di tutto questo fine tranne che pensare a quello che vi avevo detto!» disse, prima di sedersi sulla cattedra come se fosse a casa sua e stesse parlando con amici di vecchia data. «In qualsiasi caso, se volete prestare attenzione o no, scelta vostra. Non vi costringerò ad ascoltare le mie parole.» disse con una semplicissima scrollata di spalle, per poi accavallare le gambe, appoggiare le mani dietro la schiena e guardare la classe, facendo un grande respiro, riempiendo i suoi polmoni di aria per poi farla uscire lentamente dalle labbra. Dopo aver fatto quello scese con un semplice scatto per poi iniziare la sua lezione, ricordando ai ragazzi che potevano prendere appunti o ascoltare come più preferivano, anche chiudendo gli occhi, disegnando o giocando con qualcosa. A Jamie non importava come una persona si concentrava, l’unica cosa che gli interessava essere ascoltato, non come. Non voleva di certo gli occhi tutti su di se, anche se insomma c’era un buon motivo per guardarlo, ma desiderava solo che gli studenti lo ascoltassero e cogliessero appieno le sue parole.
    Una volta terminata la lezione raccolse la giacca da terra per dirigersi con un passo molto tranquillo e rilassato verso la sala professori, canticchiando il primo motivetto che gli era comparso in testa, saltellando leggermente. Spalancò la porta dalla sala e si diresse verso il divanetto, andandosi a stendere e rilassarsi su di esso. Si stiracchiò leggermente e socchiuse gli occhi. Chissà come mai in quel periodo aveva più voglia del solito di bere e fumare. In quel istante avrebbe bevuto tranquillamente un bicchiere di qualsiasi alcolico e avrebbe fumato una sigaretta ma siccome si trovava all’interno di una scuola e lui non era completamente fuori di testa, si tratteneva dal farlo. Passò del tempo e Jamie fece in tempo ad addormentarsi sul divanetto, per poi risvegliarsi dopo un tempo indefinito solo quando sentì la porta della sala aprirsi, così socchiuse un occhio per vedere chi stava entrando, non identificò bene il viso, ma riconobbe immediatamente il fisico: Liam. Lo salutò con un semplice gesto della mano, che aveva movimentato solo per salutare il collega, per far ricadere l’arto subito dopo verso il pavimento, come se facesse parte di un corpo morto senza vita. «Oh buongiorno splendore» esordì poi Jamie sorridendo leggermente. Chiunque fosse entrato in contatto con Jamie sapeva benissimo che il ragazzo riservava un saluto del genere a chiunque. Lentamente si sistemò meglio sul divano per poi passare da una posizione “sono morto sul divano” al “salve sono vivo”, ovvero semplicemente al posto di essere steso come un sacco di patate sul divano si sedette per poi alzarsi lentamente, siccome era ancora parecchio addormentato dopo il suo breve sonnellino.
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    licantropo - prof introduzione alla licantropia - 30
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    Fare l’insegnante era traumatico, e chiunque dicesse il contrario era un bugiardo. Non c’era la gioia del far crescere giovani menti, l’affetto per quei bambini che man mano diventavano sempre più maturi, neppure l’orgoglio verso le nuove generazioni che si apprestavano a diventare migliori delle vecchie. Liam in realtà provava tre emozioni quando era alla Scuola Salvatore: emicrania, più o meno dal suo ingresso fino al primo shottino una volta uscito; eccitazione, quando incontrava un tipo di essere umano più figo; frustrazione, quando si rendeva conto che in quella scuola non c’era verso di fare una scopata perché tutti erano o sembravano adolescenti. Beh, quasi nessuno. I professori non erano male, ma a scuola non c’era mai tempo per scopare. E poi, almeno due delle insegnanti erano praticamente sposate.
    Che palle questo lavoro. Dovrei proprio cambiare
    In tutta sincerità Liam non ricordava l’esatto processo mentale che l’aveva portato ad insegnare alla Scuola Salvatore: era sicuro che c’entrassero dell’alcool, il desiderio di suicidarsi lentamente e forse qualcosa a che fare con l’insegnare ad essere un bravo eretico. Bofonchiò qualcosa, le mani infilate nelle tasche, desiderando ardentemente un croissant. Magari c’era qualcosa in sala insegnanti: la sera prima era il buio totale, un blackout iniziato verso mezzanotte e da cui si era risvegliato solo quella mattina alle 7, con un’emicrania spaventosa e almeno tre persone nel suo letto. Tre persone vestite. Liam si era fatto schifo da solo e si era sentito vecchio, perché insomma … da quando si svegliava vestito, circondato da persone altrettanto vestite?! Era disgustoso. Non capiva come facessero gli altri a sopportare quella sensazione tutte le mattine. I vestiti erano pure scomodi fra l’altro.
    «Oh buongiorno splendore»
    C’era un cadavere parlante in sala insegnanti. Liam forse si sarebbe dovuto sorprendere di più, invece prese la notizia con filosofia: oltrepassò il divano e andò direttamente ad aprire il frigo, infilandoci la testa dentro – oh, andava decisamente meglio – per cercare qualcosa da mangiare.
    È pomeriggio, Jamie
    Non c’era niente. Il vampiro si concentrò, assorbendo la magia direttamente dalla scuola e poi schioccando le dita: sul tavolo comparve un croissant direttamente dal suo bar preferito a Parigi, ancora calda e croccante come piaceva a lui. La prese con un sospiro di piacere, ringraziando ancora una volta la sua natura di Eretico: ma come facevano gli altri vampiri a vivere senza magia? E le streghe senza immortalità? Sfigati, tutti quanti. Per quanto lo riguardava, Liam sapeva di essere il meglio del meglio.
    Il sesso non è la risposta. Il sesso è la domanda. “Sì” è la risposta
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    Eretico – Professore – 30 novembre – 130 anni
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    Probabilmente Jamie aveva passato più tempo di quanto immaginasse sul divano in sala insegnati. Non che gli importasse quanto avesse dormito perchè fortunatamente quel giorno aveva solo una lezione da tenere, quindi il resto del tempo poteva sfruttarlo interamente a suo piacimento. Quella volta aveva deciso di regalare al suo magnifico e stupendo corpo un po' di sano riposo, cosa che mancava quasi sempre nella routine di Jamie: preferiva spendere il suo tempo a fare cose, a stare con persone piuttosto che riposarsi, gli sembrava letteralmente di buttare via il tempo. Sfortunatamente però doveva dormire, perché il suo corpo lo chiedeva apertamente e gli impediva di fare ciò che voleva se quella piccola singola richiesta non veniva esaudita.
    È pomeriggio, Jamie sbuffò leggermente a quelle parole, tornando a stendersi sul quel divano parecchio comodo. Aveva davvero buttato via tutto quel tempo a dormire. Che scatole! In qualsiasi caso, avrebbe avuto tutto il resto della giornata per recuperare tutto ciò che non aveva potuto fare per via della sua pigrizia: aveva anche parecchie ore della notte per recuperare, non c’era da preoccuparsi più di tanto. Certo il giorno dopo aveva qualche lezione in più da tenere, ma ci sarebbe riuscito, esattamente come tutti i mesi precedenti.
    Jamie si alzò finalmente dal divano con la più grande calma del mondo. Si stiracchiò esattamente come se fosse nel suo appartamento-fogna e non di certo in una scuola. Sicuramente Liam non gli avrebbe detto nulla, e anche se lo avesse fatto a Jamie non interessava, avrebbe continuato a fare quello che voleva, in realtà se il suo collega si fosse mostrato infastidito dal suo comportamento, Jamie avrebbe fatto di tutto per infastidirlo maggiormente, giusto per divertirsi un pochino.
    Passò velocemente la lingua sulle sue labbra per ammorbidirle un pochino visto che sembrava che dormire a scuola le rendesse tutte secche. «Com’è andata a lezione?» disse giusto per dire qualcosa mentre si avvicinava a Liam, che aveva appena fatto comparire un croissant sul tavolo della sala. Avere la possibilità di praticare la magia doveva essere qualcosa di estremamente bello, potersi permettere di compiere magie e allo stesso tempo godere della bellissima immortalità che caratterizzava i vampiri. La condizione di Liam era una vittoria su ogni lato della moneta. «Sai potresti essere così gentile da farne comparire una anche per me… altrimenti dovrei prendere la tua…» disse Jamie avvicinandosi a Liam semplicemente sorridendo. «A meno che tu non abbia una estrema voglia di condividere… » aggiunse poco dopo, soffermando il suo sguardo sul croissant che il suo collega teneva tra le mani. Certo, se avessero dovuto proprio condividere, Jamie avrebbe preferito di gran lunga qualcos’altro ma si sarebbe anche accontentato in quel momento di poter mettere qualcosa tra i denti, visto che a quanto pare il suo stomaco reclamava anche il cibo oltre al sonno quel giorno.
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    In genere Liam era un solitario: gli piaceva la compagnia delle persone solo fin quando soddisfacevano le sue perversioni, e quelli con cui si trovava davvero bene … beh, quelli erano veramente pochi. Erano per i tre quarti morti e per il restante quarto morenti o dispersi in giro per il mondo. Era in effetti l’unica cosa spiacevole dell’immortalità per Liam: vedere i propri amici morire, uno dopo l’altro. Il vampiro strofinò per qualche secondo le dita sulla parete, assorbendo un altro po’ di magia.
    Non ricordo cosa insegno per la metà del tempo, e per tutto il resto della lezione non se lo ricordano i miei studenti
    Giusto, cosa insegnava lui? … ah si, alchimia, vero. Si strofinò gli occhi, sbuffando e prendendo la sua brioche: appena tiepida all’interno, come piaceva a lui. Liam adorava la magia. Adorava la magia e l’immortalità. Seriamente, c’era una razza migliore dell’Eretico? Se avessero detto al Johansson che aveva vinto chissà quale lotteria sovrannaturale e che poteva scegliere una razza a suo piacimento … beh, che avrebbe potuto dire se non no, sul serio, sto bene così, grazie mille? Appunto. Si accomodò su una sedia, allargando il nodo della cravatta: si era fatto puntino di essere sempre impeccabile a scuola; e poi i completi gli stavano così bene … come poteva privare il mondo di quella gloriosa visione? Liam era, prima di ogni altra cosa, un vanesio e un tronfio pallone gonfiato: andava avanti in quel modo da oltre un secolo, avrebbe continuato fino alla fine della sua vita.
    Lo sai che mi piace condividere
    Gli rivolse un occhiolino fugace, prima di agitare la mano e far comparire un’altra brioche. Condividere si, ma non il cibo. C’erano cose su cui Liam era terribilmente geloso, anche se non si sarebbe mai detto.
    Piuttosto a te com’è andata? Pisolino a parte
    Jamie gli piaceva, sul serio. C’erano poche cose che divertivano Liam quanto il licantropo, e sorvolando sul fatto che i due scopavano come conigli nel tempo libero … no, che stava dicendo? Il Johansson non poteva semplicemente sorvolare su una cosa simile. Però, ecco, scopate a parte apprezzava davvero il licantropo: era rilassato al punto giusto, e sembrava non prendere mai niente sul serio. Inoltre, era un nottambulo. Qualità che Liam riconosceva ed apprezzava negli altri.
    Il sesso non è la risposta. Il sesso è la domanda. “Sì” è la risposta
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    Nessuno l’avrebbe detto, ma Jamie amava il suo lavoro e nonostante sembrasse quel tipo di persona che insegnava in una scuola giusto per guadagnarsi da vivere senza effettivamente trasmettere nulla alle giovani menti. C’erano sicuramente molti segnali che puntavano a quella eventualità, peccato che i segnali che il ragazzo emetteva erano particolarmente fuorvianti. La materia che insegna per molti dei ragazzi che frequentavano quella scuola era completamente inutile, perché non erano dei licantropi; tutti quei ragazzi che invece condividevano con l’insegnate quella particolare condizione invece trovavano quel corso particolarmente utile ed interessante. Jamie desiderava trasformare quella materia in qualcosa che avrebbe semplificato notevolmente la vita dei suoi studenti: quando lui aveva scoperto la sua condizione aveva avuto sua madre e la nonna ad aiutarlo e sostenerlo in quella scoperta alquanto stupefacente. Jamie era stato fortunato, incredibilmente fortunato sotto quel punto di vista, ma al mondo non tutti possedevano la grande ed immensa fortuna di avere una famiglia alle spalle, che li sosteneva, soprattutto dopo una scoperta del genere: il suo scopo era aiutare tutti quei ragazzi che non avevano una giuda, un qualcuno che gli spiegasse la loro condizione: dopotutto era essenziale conoscere cosa si era.
    Non ricordo cosa insegno per la metà del tempo, e per tutto il resto della lezione non se lo ricordano i miei studenti Liam decisamente non condivideva la sua visione, certo che per la materia che insegnava lui doveva esserci più passione che altri motivi. In qualsiasi caso Jamie non metteva di certo in discussione quello che faceva l’eretico: per lui ogni persona era libera di fare qualsiasi cosa volesse, lui di certo non doveva mettere naso negli affari degli altri (anche se la vecchia pettegola che era in lui, adorava fargli gli affari delle persone e mettersi in mezzo).
    Lo sai che mi piace condividere un complice sorrisino non poté che farsi spazio sul viso di Jamie. Oh, decisamente l’eretico amava condividere, soprattutto il letto e il licantropo adorava trovarsi su un materasso che non fosse il suo, avvolto nelle lenzuola con qualcun altro. «Forse ho bisogno che mi rinfreschi la memoria…» ammise, sedendosi sul tavolo con un piccolo salto che fece traballare leggermente il mobile. Jamie doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto un piccolo aiuto nel ricordare le loro serate passate insieme, soprattutto se questo avveniva tra le pareti della scuola in cui entrambi insegnavano. Quando Liam fece apparire la brioche destinata a lui, il ragazzo sorrise e la prese tra le mani quasi immediatamente: il suo stomaco doveva decisamente smetterla di lamentarsi visto che Jamie stava per fornirgli ciò che chiedeva.
    Piuttosto a te com’è andata? Pisolino a parte Jamie morse la brioche e con tutta la grazia che non gli era stata donata, mentre masticava si limitò a dire un semplice «Piuttosto bene, considerato quanto poco sonno avessi alle spalle.» Dopo quelle semplici parole scrollò leggermente le spalle, mentre deglutiva il boccone che aveva appena masticato. Proseguì a mangiare la brioche e dopo aver finalmente terminato ciò che Liam gentilmente aveva fatto apparire da chissà dove, Jamie scese dal tavolo, sempre con un piccolo saltino come un bambino troppo basso, quando in realtà non ne aveva bisogno: era alto abbastanza.
    La giornata di Jamie era terminata dopo quella prima lezione, quindi lui avrebbe potuto andare da qualsiasi altra parte a passare il suo tempo, sicuramente la compagnia di qualcuno sarebbe stata una piacevole aggiunta. «Hai finito le lezioni?» chiese con molto noncuranza, mentre si dirigeva verso il divano sul quale aveva appena schiacciato un bel pisolino. «Così posso strapparti dalle grinfie di quei ragazzi per qualche ora…» Jamie non sapeva se aveva qualcos’altro con se, oltre a quello che indossava, quindi voleva controllare di avere tutto, non che dimenticare qualcosa potesse essere eventualmente un problema visto che tutte le cose che si portava dietro non erano di certo essenziali, a parte le chiavi di casa.
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    Aveva conosciuto una ragazza di nome Grace, una volta. Erano agli anni 40, e lei … capelli biondi deliziosamente arricciati, vita sottile e aria da bambina, voleva andare a fare l’infermiera in guerra. Voleva aiutare, così gli aveva detto. Aiutare chi non era riuscito a correre abbastanza in fretta, chi si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Perché sono una strega, capisci? E le streghe fanno questo, aiutano. Posso aiutare sul serio, io
    Liam aveva amato un sacco di donne e ancor più uomini, e Grace non era né in una categoria né nell’altra. Non l’aveva amata, non si era infatuato, non erano neanche stati amici. Avevano solo condiviso il letto mentre il padre e i fratelli di lei erano al fronte, e non aveva significato nulla per nessuno dei due. Eppure, le parole e la gentilezza di quella piccola strega bionda con il sorriso da bambina – e un seno veramente fuori misura – erano entrate nel cuore di Liam per non uscirne più. Lei aveva fatto molto di più che aprirgli il cuore e le gambe: mentre la guardava partire, con l’aria determinata e un po’ triste che la faceva assomigliare più ad un’adulta che ad una bambina, l’Eretico aveva considerato per la prima volta di fare qualcosa per fermare le guerre, invece che limitarsi a disapprovarle. L’idea nel corso dei decenni l’aveva sfiorato, ma non aveva fatto molto di più, e quella piccola strega … gli aveva inviato un croissant da una Parigi appena riconquistata, quando la guerra era finita. Liam aveva pensato che lei sarebbe tornata in America, o che al massimo si sarebbe trovata un bel francese con cui mettere su famiglia, le aveva inviato un biglietto di congratulazioni per la fine della guerra e si era mangiato il croissant. Decenni dopo, in Giappone, aveva scoperto che aveva cercato di arginare le radiazioni delle due bombe atomiche con la magia ed era morta nel tentativo. Per parecchio tempo, i croissant avevano avuto il sapore amaro della rabbia e dei rimpianti.
    Si riscosse nel sentire le parole di Jaime, sorridendo appena a suo indirizzo e guardandolo. Beh, era sempre divertente dividere il letto con lui. Sfuggire alle grinfie dei ragazzi … quello era buon piano.
    Beh, ci sono certi studenti …
    Gli occhi di Liam scintillarono divertiti, mentre finiva il suo spuntino e inghiottiva definitivamente anche qualunque cosa potesse somigliare alla rabbia. Qualcosa, per fermare le guerre, lo stava facendo: stava insegnando ad un gruppo di giovani potenti e dotati che c’era un punto oltre il quale non spingersi, forze da non scatenare. Sempre meglio che rimanersene a fare orge.
    Purtroppo ho lezione la prossima ora. Con i licantropi, figurati: avete un sacco di pregi, ma l’alchimia proprio no
    Aveva una voglia matta di mandare al diavolo la lezione e passare il pomeriggio in più piacevoli attività, ma aveva dei doveri ben precisi. Era entrato nella scuola per un motivo ben preciso, del resto.
    Stasera hai da fare, piuttosto?
    Perché essere dei bravi colleghi significava anche quello, progettare delle serate lontano dai mocciosi.
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