oh someone's made daddy angry

Jamie x Josie

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    Quella mattina il sole brillava in cielo e Jamie era di buon umore. Erano collegate le due cose? Assolutamente no. Aveva solo fatto un bellissimo sogno dove le sue labbra erano a stretto contatto con quelle di qualcun altro e il letto era stato lo sfondo di tante cose. Era stato un sogno? Oppure aveva bevuto troppo per ricordarsi che aveva davvero passato la notte con qualcuno? In casa sua non c’era anima viva quindi doveva trattarsi effettivamente di un sogno anche se non era proprio attendibile il collegamento con l’assenza di estranei in casa e il fatto che nulla fosse successo. In realtà non c’era assolutamente nulla che poteva dare la certezza a Jamie che ciò che apparentemente aveva sognato fosse effettivamente stato solo frutto della sua testa ed immaginazione nonché del suo desiderio di passare il tempo con qualche persona a livello intimo. Neanche i vestiti che indossava o non potevano essere un segno poco attendibile: non era di certo la prima volta che andava a dormire senza nulla attorno semplicemente perché colto da una grande pigrizia momentanea che faceva sembrare qualsiasi indumento notturno troppo lontano per essere raggiunto.
    Jamie riflette per qualche secondo riguardo a quello che poteva essere successo quella notte, ma non appena appurò che la sua mente non ricordava assolutamente nulla scrollo leggermente le spalle e si incamminò verso la cucina.
    La casa in cui viveva era una catapecchia piccolissima che in realtà poteva essere benissimo una casa accogliente, ordinata e pulita ma purtroppo Jamie non era molto incline a tenere in ordine o a pulire le stoviglie quelle poco volte che mangiava a casa. Non gli interessava neppure mettere in ordine il suo armadio, tenere ordinati e piegati i vestiti non era di certo una sua priorità. La cucina però, quella era la vera stella del disastro di quella casa: piatti sporchi un pò ovunque, avanzi lasciati nel lavandino e praticamente ogni singola stoviglia da lavare a mano con una spugna che avrebbe sporcato maggiormente le cose. ≪Prima o poi pulirò≫ disse semplicemente tra se e se mentre cercava qualcosa di pulito dover poter fare un minimo di colazione.
    Quel giorno non aveva lezione ma aveva deciso di andare comunque per mettere a posto delle cose e in realtà per fare un giro e conoscere meglio l’ambiente in cui lavorava. Dopo aver mangiato una manciata cereali direttamente dalla scatola ed averli sputati fuori perché avevano un saporaccio, rinunciò alla colazione e iniziò a cercare dei vestiti da indossare tra quelli gettati a terra nel salotto e sulla sedia armadio della camera: solitamente erano i suoi capi migliori quelli.
    Nonostante Jamie lavorasse da un pò di tempo presso la Scuola Salvatore e il suo lunghissimo nome da pronunciare, non aveva ancora esplorato interamente quel posto. Era ancora un novellino in un certo senso: le aree principali le aveva viste e riviste, poteva quasi descriverle a memoria dal tempo che vi passava, però c’erano tanti altri punti che per lui erano ancora un mistero. Se avesse avuto più voglia di esplorare e conoscere meglio il posto dove lavorava, probabilmente quella scuola non avrebbe avuto alcun tipo di segreto per lui, però visti gli urgenti impegni che aveva avuto da quando era stato assunto, l’esplorazione era stata rimandata parecchie, troppe volte.
    Non appena arrivò alla Scuola si diresse immediatamente presso la sala docenti, principalmente per fingere di dover fare qualcosa di effettivamente utile e urgente e che quel qualcosa si trovava lì. Se qualcuno gli avesse chiesto delle cose specifiche, si sarebbe inventato chissà quale scusa campata in aria di qualcosa di serio, come tutte volte succedeva. Dopo aver trascorso un pò di tempo a gironzolare per una stanza vuota e in realtà mettere a posto delle carte di qualcuno che erano in disordine, uscì ed iniziò la sua avventura alla scoperta di tutto ciò che ancora non conosceva della scuola in cui lavorava.
    Jamie si ritrovò nella biblioteca che aveva visitato probabilmente una sola volta, quando aveva fatto il tour dopo essere stato assunto ad insegnare a dei giovani lupetti inesperti. Era ben fornita e sembrava in buone condizioni (?) insomma era un biblioteca normale! Effettivamente poteva tornare utile in qualche modo: chissà magari avevano qualche libro particolare sulla licantropia che lui non aveva ancora letto o che non era mai riuscito a recuperare! Avrebbe dovuto seriamente tenere in mente quel posto: poteva aiutarlo ad approfondire le sue ricerche sulla sua particolare condizione.
    Nel girare a caso dopo essere uscito dalla biblioteca, Jamie si ritrovò in un posto parecchio strano: non aveva la stessa luce e vitalità di tutto il resto della struttura. Era un posto semi-abbandonato o comunque veramente poco utilizzato, c’era davvero pochissima luce e probabilmente nessuno ci andava da parecchio tempo. La curiosità spinse comunque il ragazzo a proseguire nella sua esplorazione: mai avrebbe detto che la scuola salvatore poteva avere un luogo del genere. Sicuramente Alaric sapeva di quel posto e aveva deciso di omettere l’esistenza per qualche strano motivo. Era ovvio che c’era qualcosa di cui Jamie non era al corrente e quella lampadina accesa nel suo cervello voleva arrivare in fondo a quella storia e scoprire in che luogo della casa era finito.
    Dopo aver camminato un pò, finalmente la risposta arrivò: erano delle segrete. Quello era decisamente strano: Jamie non si sarebbe di certo immaginato che in una scuola per ragazzi con particolari abilità ci sarebbe stato bisogno di un posto del genere. Oddio a pensarci forse poteva essere essenziale per quelle persone che avevano particolari difficoltà nel controllare qualcosa.
    Non c’era nessuno in quelle celle o almeno così sembrava. Mentre camminava per osservare quel posto lo sguardo di Jamie notò la presenza di una di quelle celle. Alaric doveva essere a conoscenza di quello, giusto? Insomma dirigeva lui quel posto: lo sapeva senza alcun’ombra di dubbio.
    Josie Saltman. La figlia del preside era rinchiusa nelle segrete. Quello si che era strano. Il preside aveva davvero rinchiuso una delle sue figlie in quel posto orrendo? Era addirittura peggio di casa sua, e bisognava impegnarsi per avere un posto più sporco della catapecchia in cui lui viveva. ≪Oh, qualcuno ha fatto arrabbiare il paparino?≫ esordì Jamie con un mezzo sorriso. La serietà non era di certo il suo punto di forza e drammatizzare su ogni cosa era il modo migliore in cui lui riusciva ad affrontare qualsiasi cosa. In realtà era particolarmente curioso di capire come mai Josie si ritrovava chiusa in quel posto: che cosa poteva aver mai fatto di grave da dover essere messa dietro le sbarre? ≪Che cosa avrebbe fatto di tanto grave la figlia del preside?≫ aggiunse dopo appoggiandosi alle sbarre della prigione, guardando la giovane che si trovava al suo interno.
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    Edited by potion princess - 12/4/2020, 23:51
     
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    Josie piangeva. La sua mente s'era trasmutata nel suo inferno personale, rappresentato da una cella impenetrabile. Da quando Kai l'aveva costretta a rompere la clessidra pregna di magia nera, Josie era rimasta vittima degli eventi e del piano malefico che lo zio aveva messo in atto con cura ed estrema perfezione. Liberata dalla sua prigionia infatti, l'energia s'era impossessata dell'unico essere vivente che le era - in quell'esatto momento - vicino.
    Jo s'era servita della sua forza per uscire dal mondo parallelo creato dalla congrega di famiglia, ma in cuor suo sapeva che una volta tornata a "casa" avrebbe dovuto fare i conti con la realtà e con ciò che aveva fatto. Per scappare da un problema s'era andata a ficcare in un altro e questa volta... questa volta il suo fallimento era più che prevedibile e le sarebbe costato la vita.
    Aveva cercato di combattere: lottare con tutte le forze quell'aura oscura ed asfissiante, ma non c'era riuscita. Più i tentativi si susseguivano, più Josie ne usciva sconfitta, non soltanto fisicamente ma anche psicologicamente. Nessuna speranza, nessun pensiero inverso, né tanto meno nessun buon ricordo passato era riuscito ad aumentare la "stecca" del suo benessere psicofisico. La sua vita s'era pian piano trasformata in un film in piena registrazione di cui lei - nonostante fosse la protagonista - non aveva le redini.
    Eppure in cuor suo aveva sempre pensato d'esser forte: sì, quella non era di certo un'affermazione abituata a cacciar fuori, ma dentro di sé aveva sempre percepito d'esser una grande strega, con un potenziale che surclassava perfino quello della sorella. Per questo aveva così tanta paura della fusione, perché in fondo era sicura che avesse le carte per superarla ed assorbire Lizzie. Ma aveva perso... e non perché avesse abbassato la guardia, no... semplicemente perché non era riuscita a combattere la guerra. Aveva sostenuto ogni piccola battaglia, ma proprio quando avrebbe dovuto affrontare l'ultima sfida, l'ultimo capitolo, l'ultimo game... era così rotta interiormente che non s'era neppure presentata.
    Era stata debole, era stata sciocca, era stata tutto ciò che aveva sempre odiato.. ed adesso... adesso tutta la scuola ne aveva pagato il prezzo, a partire da suo padre e da quei poveri ragazzi che la sua antagonista - che aimé aveva pian piano compreso fosse, in realtà, sé stessa - aveva ucciso.
    Uccidere una persona... come diavolo c'era riuscita? Era davvero stata così debole da compiere l'impensabile? L'impossibile? ...per una ragazza come lei, che aveva sempre professato l'amore? Che aveva sempre cercato il buono nel prossimo? Che s'era sempre battuta per la pace e denigrava - invece - tutto ciò che rappresentava un conflitto? Come aveva fatto ad attaccare con così tanta violenza? A guardare gli occhi degli altri spegnersi senza provare nulla?
    S'era convinta a dare tutta la colpa alla magia nera, dopotutto senza quest'ultima lei non si sarebbe mai rovinata così tanto... ma era vero? Andando più avanti nel tempo, se Kai non si fosse presentato e la clessidra fosse stata ancora intatta... Jo sarebbe comunque diventata com'era tutt'ora? Non sapeva perché ma qualcosa le diceva di sì.
    Forse la propria coscienza o forse semplicemente la magia nera desiderava giocarle un altro pessimo scherzo... sicuramente non sarebbe mai riuscita a conoscere la verità dei fatti. Non sarebbe mai più tornata in superficie. Dark Josie aveva vinto, ora doveva soltanto sperare che - qual'ora avesse deciso di sfidare Lizzie (come sembrava fosse nei suoi piani) - la biondina l'avrebbe fermata.

    Un dolore improvviso le squarciò il petto: senza neanche avvisare o aspettare incominciò a penetrare sempre di più nelle sue carni.
    Sentiva l'energia muoversi al suo interno e faceva male. Terribilmente. Il respiro incominciò a venirle meno, gli occhi persero la loro lucentezza e sensi primari, così come il cervello che parve scollegarsi. L'oscurità s'era risvegliata e quello non era più il suo tempo. Chissà se prima o poi si sarebbe stancata... chissà se prima o poi le avrebbe concesso l'estrema unzione.
    Gli occhi si chiusero all'istante, le guance vennero solcate da distinte ed irregolari filamenti neri e Josette Saltzman fu rispedita nella gabbia fatta di cenere, risentimento e dolore.
    Aveva percepito il rumore di passi estranei dirigersi verso le segrete dove risiedeva in quel momento, non sapeva a chi appartenessero - era forse suo padre? Sua sorella Lizzie? O Hope aveva voglia di fare una chiacchierata a cuore aperto? - una, però, era la certezza che aveva riempito la mente dell'oscura: ci sarebbe stato da divertirsi.
    Decise comunque di non muovere un muscolo, rimanere seduta con la schiena contro il muro, gli occhi ancora chiusi ed il petto che s'alzava ed abbassava a seconda del proprio respiro.
    Oh, qualcuno ha fatto arrabbiare il paparino? riconobbe immediatamente la voce di Jamie Winthrop ma oltre a strizzare il naso nel percepire la disgustosa puzza di cane, non fece altro. Che cosa avrebbe fatto di tanto grave la figlia del preside? Josette curvò le labbra in un sorriso sghembo e riaprì gli occhi, in quel momento neri come la pece.
    In un battito di ciglia gli si parò davanti ed afferrandolo dal collo con la mano sinistra, gli mandò flash di ciò che era successo ultimamente a scuola Salvatore... momenti e vari omicidi, che suo padre aveva puntualmente nascosto agli altri.
    Doh! Ora che ci pensava le sarebbe piaciuto scavare nella sua testa! Insomma... s'era sempre chiesta quanta segatura potesse esserci dentro quella mente deviata. Per non parlare del fatto che sarebbe stato davvero divertente scoprire ciò che più lo spaventava o faceva soffrire. Di certo entrando nella sua testa avrebbe trovato tutte le risposte... ma sarebbe stato - aimé - troppo semplice, e lei odiava i compiti facili.
    - S'è liberata! rispose comunque con voce grave, ridacchiando subito dopo, inclinando il capo di lato e sorridendo appena.
    Ritrasse la propria mano in un gesto violento e totalmente inaspettato e poi sorrise un'altra volta. - Dimmi Jamie Boy... cosa posso fare per te?

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    siphoner - ex studentessa alla salvatore school - 15/03/2013 - 17
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    Fare un giro nella mente di Jamie era qualcosa che lui personalmente non avrebbe augurato a nessuno: era così incasinata che probabilmente lui stesso si sarebbe perso al suo interno a cercare qualcosa che probabilmente era seppellito da qualche parte coperto da chissà qualche cosa strana. In realtà oltre a trovare le poche cose che ricordava delle due giornate e serata, non c’era chissà quale segreto nascosto all’interno della sua scatola cranica, a parte le cose chiuse in una cassaforte riguarda al suo passato, ma pure quelle si trovavano sparpagliate in un casino di testa.
    Alla fine però a cosa sarebbe servito entrare nella sua testa? Scoprire la sua vita passata per trovare qualcosa da usare contro di lui? Oh, andiamo se una persona voleva sprecare tutto quel tempo ed energie poteva semplicemente evitare e prendere una strada più semplice: chiedere direttamente alla persona interessata, ovvero lui. Decisamente sarebbe stato più veloce e indolore per entrambi, insomma non era carino avere qualcuno dentro la propria testa che cercava qualcosa per poi ritrovarsi sapere che la persona si sarebbe trovata a vagare per una discarica.
    Cosa avrebbe potuto trovare Josie nella sua testa? Se avesse scavato bene a fondo avrebbe semplicemente trovato un’altra persona nascosta sotto le macerie di qualcosa che lui stesso aveva cercato di seppellire e non far mai tornare alla luce: Jamie stava bene in quel modo, non aveva bisogno di tirare fuori nuovamente quella persona che era tanto tempo fa, non aveva bisogno di soffrire e mostrare le sue debolezze alle persone. Stava vivendo al meglio la sua vita e di certo il “vecchio Jamie” non avrebbe rivisto molto facilmente la luce del giorno ancora una volta. La maschera che si era costruito gli calzava a pennello e sinceramente la preferiva al suo essere, gli permetteva di esprimersi in qualsivoglia forma e lo aiutava a non farsi influenzare dal giudizio delle altre persone: si vestiva come gli sembrava più consono anche se magari non rientrava nei canoni di normalità, usciva e si divertiva con le persone, beveva e passava dei momenti bellissimi insieme a una bella bottiglia di birra, vino o una bibita alcolica qualsiasi. Stava bene con se stesso, per lui trascorrere la vita in quel modo era semplicemente perfetto: alla fine ne aveva il totale controllo, cosa che non poteva dire della sua parte soprannaturale. Si, la controllava ma c’era sempre la possibilità che qualcosa succedesse e scombinasse i piani. Se con alcool aveva comunque il dominio su ciò che faceva, la stessa cosa non poteva essere della della sua parte canina.
    La cosa più importante in quel momento però era i perché la giovane Josie Saltzman fosse rinchiusa in una parte della scuola di cui lui fino a cinque minuti fa non sapeva neppure l’esistenza. Alaric non avrebbe dovuto avere una politica di completa trasparenza almeno con le persone che dovevano insegnare a quei giovani pargoli che lui tanto doveva aiutare? Perché se il preside voleva aiutare le persone aveva bisogno di nascondere tante cose alle persone che collaboravano con lui? Certo, magari non si fidava al 100% perché non avevano un rapporto intimo, ma comunque Jamie si impegnava al massimo per aiutare i giovani licantropi, non meritava di sapere esattamente ciò che succedeva tra quelle mura?
    Jamie sicuramente non poteva parlare ad Alaric sul come gestire le sue figlie, però rinchiuderle in delle celle non gli sembrava di certo il passo vincente per vincere il trofeo di padre dell’anno.
    La poca luca che vi era in quelle segrete impedì al licantropo di poter notare effettivamente quanto Josie fosse diversa da quelle volte che l’aveva vista di sfuggita in giro per la scuola. Quando se la ritrovò davanti in un microsecondo, quel breve sguardo che potè darle gli fece capire che era diversa: era decisamente successo qualcosa di cui lui, ancora una volta, non era stato informato. Anche gli altri insegnanti vivevano dietro un mucchio di menzogne e non sapevano la metà delle cose che succedeva in quella scuola o era solo lui lo sfigato che apparentemente era stato escluso da qualsiasi altra. Certo non dava l’impressione di essere la persona più affidabile sulla faccia della terra, e lui concordava perfettamente sul fatto che il suo aspetto potesse rendere difficile alle persone, fidarsi, ma comunque era stato assunto, no? Non aveva formato dei giovani licantropi con un mezzo cervello? Oppure semplicemente era solo uno dei tanti professori e non c’era l’urgenza che sapesse certe cose.
    Gli occhi di Josie erano completamente neri, e nel mentre osservava il viso della giovane, ella lo prese per il collo e potè vedere tutto quello che era successo: tutto quello che non gli era stato detto. Alaric aveva davvero nascosto ogni singola cosa agli studenti e docenti? Perché lo aveva fatto? Se le cose gli fossero sfuggite di mano non gli avrebbe fato comodo avere almeno il supporto e l’aiuto dei docenti? Era davvero convinto che poteva affrontare ogni singola cosa da solo? Dio era il preside della scuola ma era anche particolarmente scemo.
    Dopo aver visto grazie a Josie ogni singola cosa successe, il motivo per cui lei era dietro a delle sbarre era abbastanza chiaro: ovviamente suo padre voleva farla tornare in sé! S'è liberata! disse ridacchiando la giovane. Fortunatamente ritrasse la mano dal suo collo e Jamie mosse alcuni passi indietro passandosi una mano sul collo. ≪E si è trasformata in un'amante del colore nero?≫ ribattè riferendosi allo scuro colore dei suoi capelli, e a quei filamenti neri presenti sul viso di Josie. Decisamente quel cambio di stile era particolare. ≪Un pò di colore non ti farebbe male, ma se proprio non piace, consiglierei un rossetto con un rosso più accesso, potrebbe stare meglio con il tuo nuovo look.≫ aggiunse muovendo nuovamente qualche passo in avanti appoggiandosi nuovamente alle sbarre della prigione in cui Josie era rinchiusa.
    Dimmi Jamie Boy... cosa posso fare per te? Oh in realtà aveva già fatto parecchio per lui: gli aveva rivelato tante cose di cui non era al corrente e sicuramente sarebbe andato dal preside per fare una gioiosa chiacchierata con lui per mettere in chiaro alcune cose che sembravano non essere abbastanza chiare.
    ≪Oh raggio di sole hai già fatto tantissimo per me. Credo che andrò a fare una chiacchierata con tuo padre dopo la nostra conversazione. Posso riferire qualche messaggio da parte tua visto che sei stata così gentile?≫ inclinò leggermente il suo capo verso destra, passò una mano tra le sbarre della cella e la portò sul mento, appoggiando esso sul suo palmo e guardando la nuova Josie che aveva davanti agli occhi.
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    Josie osservò il singolare comportamento del professore: sapeva che stesse pensando a qualcosa di non ben definito, dopotutto non aveva espresso il proprio parere ai fatti appena mostratigli - e la ragazza era sicura che non l'avrebbe fatto neppure tra qualche secondo, non veramente almeno: non era il tipo -, tuttavia una piccola espressione febrile portò la giovane a pensare che fosse un tantino seccato o - meglio ancora - stupito di non esser stato avvisato. Alaric non ne aveva fatto parola con nessuno... sennon con quei poveri ragazzi che gli giravano attorno e con il quale la piccola Josie aveva stretto amicizia.
    Jamie Sebastian Winthrop era stato scavalcato da stupidi diciottenni che non sapevano neppure come difendersi, che si facevano i grandi fingendo d'esser forti. Era stato scavalcato da delle nullità: un vampiro, una strega siphoner, una triibrida piena di sé ed un umano... un semplice umano che era - sempre e comunque - meglio di lui. Meglio di lui e di tutti gli altri insegnanti che aveva gentilmente richiesto nella Scuola, gli stessi che il preside non aveva neppure interpellato perché... probabilmente non li considerava degni di sapere... oltre al fatto di non ritenerli forti, capaci di combattere e dargli un aiuto.
    L'oscurità sorrise e continuò a farlo persino dopo aver ascoltato le sciocche affermazioni dettate da una mente un po' troppo semplice e stupida... o almeno era questo quello che Jamie voleva far credere agli altri.
    In realtà la sua era la figura più complessa di tutta la Salvatore Boarding School: Josie stessa ne aveva parlato in giro. Quel professore le piaceva, le stava simpatico, ed il solo pensiero che l'oscura stesse discutendo con lui la agitava. Non voleva che gli facesse del male.
    - Te l'hanno mai detto quanto sei divertente, Sebastian? domandò chiamandolo col nome che più detestava al mondo, per poi scuotere il capo e sedersi sulla panchina che aveva alle proprie spalle. - Mmm no. Si fermano sempre all'apparenza, giusto? pensò ad alta voce, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando divertita - Quanto ti rassicura tutto questo? gli domandò successivamente in un'accurata scelta di parole: non aveva detto - infatti - "Quanto ti fa male tutto questo"... perché sapeva che sotto sotto, il dolore fosse minimo, quasi invisibile... dopotutto quel comportamento esisteva soltanto per nascondere una parte di sé che detestava - probabilmente -, e che amava incatenare.
    Quando il professore pronunciò un'affermazione alla stregua di un saluto, la piccola Jojo fece labbruccio e sospirò con finta tristezza. - Ma no, te ne vai di già? chiese improvvisando una voce da bambina, mettendosi di lato e stendendosi sulla panchina, comodamente - Certo, so che esser sostituito da dei ragazzini non dev'esser stato affatto bello... - incominciò accennando al fatto che Alaric avesse raccontato ogni cosa a studenti eletti e non al corpo docente - ... ma non per questo devo passarci di mezzo io. Mi stavo divertendo! si lamentò.

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    Sinceramente cosa ci faceva lui esattamente in quella scuola se poi non veniva informato di nulla? Non era forse il suo compito formare e proteggere i giovani licantropi? Quindi perchè Alaric Saltzman aveva deciso che era di estrema necessità tenergli nascosto dei dettaglia abbastanza importanti riguardo gli ultimi importanti avvenimenti? Certo, poteva non ispirargli chissà quanto fiducia vista la sua personalità ed il modo di vestire, ma non era abbastanza adulto per comprendere e capire che era comunque una persona valida? Non gli aveva dimostrato già che come professore ci sapeva fare e che era degno di avere un pò di fiducia? Insomma se lui fosse stato un totale disastro, non avrebbe dovuto essere preso a calci in culo e gettato fuori dalla scuola? Il comportamento di Alaric era davvero singolare: Jamie non riusciva a comprendere il motivo di tanta segretezza.
    Chiudere Josie in una cella poi, era davvero qualcosa che Jamie stentava quasi a credere nonostante i suoi occhi fossero puntanti i quel momento sulla figura femminile dietro le sbarre. Wow Alaric sembra proprio al limite della disperazione, il tipo che cerca di rimanere a galla ma ingoia così tanta acqua che prima poi poi annegherà. Seriamente, quando pensava di poter tenere nascosto a tutti i professori le cose che erano successe e che aveva fatto? Oh andiamo se a Jamie non andava bene quello che stava facendo il preside, gli altri insegnati che avrebbero fatto al suo posto? Oh beh, lo avrebbe scoperto in poco tempo, perchè aveva intenzione di portare giusto un pò di scompiglio in quella gerarchia molto imperfetta.
    - Te l'hanno mai detto quanto sei divertente, Sebastian? C’era davvero qualcuno che in quella scuola conosceva il suo stupendissimo secondo nome? Davvero? Dio era proprio terribile sentire qualcuno chiamarlo Sebastian, uh terribile. Al sentire quelle parole pronunciate da Josie batte leggermente la fronte contro una delle sbarre. - Mmm no. Si fermano sempre all'apparenza, giusto? Quanto ti rassicura tutto questo? Oh beh era risaputo che molte persone avessero il cervello grande quanto una mandorla quindi non era una novità che molti si fermassero alle apparenze. In realtà a Jamie stava anche bene, se qualcuno era così stupido da non voler fare amicizia con lui, era una loro perdita, non di certo sua. Poi beh, chi era così stupido da fermarsi alla prima cosa che vedeva senza scavare un pò a fondo, meritava di perdere le persone importanti perchè non le meritava.
    ≪Me lo dicono in molti in realtà, sopratutto a letto commentò dopo le gentili parole di Josie. ≪Non è di certo un mio problema se la gente nasce con il cervello di una gallina≫ aggiunse scuotendo leggermente le spalle, guardando la giovane sedersi sulla panchina della sua cella. Certo sebbene le persone si fermassero all’apparenza, Jamie non soffriva dal loro comportamento: dopotutto era lui che consciamente si mostrava in quel modo alle persone, loro alla fine avevano solo la colpa di non provare a scavare a fondo, fermandosi alla superficie. Perchè doveva stare male per una scelta che aveva fatto? Poteva sempre dimostrare il contrario alle persone, e aveva sempre e comunque la possibilità di far conoscere il suo valore esattamente come aveva fatto con Alaric quando aveva sostenuto il colloquio per diventare insegnate in quella scuola.
    Quella conversazione per lui in realtà era giunta al termine. Dovevano parlare di altro? Lui aveva esplorato la scuola ed aveva anche ottenuto delle informazioni in più che sicuramente gli sarebbero tornate utili per una certa conversazione che non poteva più essere rimandata a lungo.
    - Ma no, te ne vai di già? Certo, so che esser sostituito da dei ragazzini non dev'esser stato affatto bello... .. ma non per questo devo passarci di mezzo io. Mi stavo divertendo! Perchè secondo Josie era stato sostituito da dei ragazzini? Certo era fastidioso essere esclusi nonostante l’impegno messo ma Josie gli aveva fatto capire una cosa: non era stato sostituito da nessuno perchè quei giovani non possedevano tutte le conoscenze del mondo e da ciò che lei gli aveva mostrato, neppure Alaric. Non si trattava di alcuna sostituzione bensì di esclusione. ≪Oh la piccola Josie si sente sola dopo aver fatto qualche malanno? Poverina. ≫ Nel dire quelle parole Jamie assunse similmente lo stesso comportamento da bambina della ragazza. ≪Se desideri avere un pò di compagnia, intrattienimi mia cara. Dammi un motivo per rimanere a farti compagnia. Dopotutto non sono io quello chiuso in una cella, impossibilitato nell’uscire e nel vedere qualcuno. Ho tanto tempo da perdere e non con te!≫ nel dire quelle parole Jamie mosse qualche passo allontanandosi dalla cella della giovane, verso l’uscita. ≪Ma se sei troppo impegnata a riposare su quella panchina, per carità, non voglio disturbarti.
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    Nel vedere Jamie sbattere teatralmente il capo sulla cella - al solo udire il suo secondo nome accompagnato da frasi atte a smuovere qualcosa in lui -, Jo non poté fare a meno di ridacchiare, il capo che tornava in posizione eretta, fermo sul soffitto posto sopra di lei. Lo osservò con scarso interesse, prestando - invece - attenzione a tutto ciò che usciva dalla bocca del ragazzo.
    Quasi poté immaginarselo mentre pensava a quale frasi procurarle, studiate velocemente da una mente diabolica quasi come la propria... una che diversamente da lei preferiva, però, celare la verità sopra un forte strato di ironia e menefreghismo... soprattutto quest'ultimo.
    Jo scosse leggermente il capo e rise sulla velata battuta sessuale che averebbe dovuto dar inizio ad un altro loro confronto. Peccato che fosse cocciuta.
    - Mmm... eppure non mi hai risposto. asserì, entrambe le braccia che andarono ad appoggiarsi sotto il capo, a mò da cuscino ... dannazione quella panchina era troppo scomoda, appena suo padre sarebbe tornato a farle visita gli avrebbe chiesto di render "il suo stabile" più confortevole... ne valeva della salute di sua figlia, dopotutto, voleva - per caso - vederla soffrire?
    Scosse il capo , ridacchiando per la stupidità dei suoi pensieri attuali... forse Jamie la stava contagiando. - Ti avevo chiesto quanto non esser preso sul serio, in realtà, ti rassicuri. continuò, inclinando ancora una volta il capo verso quello del professore, così da permettersi di guardarlo, sorridendo appena qualche istante più tardi - ...perché non ammetterlo, Sebastian? domandò sospirando a fondo - Perché inventarsi scuse? Fà cadere la maschera... sussurrò successivamente, atipica, forse anche un po' annoiata dal fatto di averlo scoperto subito. - O sei troppo debole anche per questo? chiese ancora, ravvivandosi successivamente, il busto che si alzava e la risata che si faceva più grande ed udibile. - E poi ti chiedi perché mai Alaric abbia fatto la sua scelta... lo provocò, inclinando il capo di lato ed avvicinandosi alla sbarra della pigione a cui era segregata. - Cosa nascondi sotto tutta quell'"affascinante" ironia, Seb? domandò arrivandogli esattamente difronte, inarcando un sopracciglio. - Che sei debole l'ho capito... continuò successivamente, incominciando a camminare in circolo
    - ...esattamente come la streghetta qui dentro. affermò battendosi una mano sul petto, facendo riferimento a Josette Saltzman. - Perciò cos'altro? Una brutta storia? Mammina non ti voleva? Oppure è stato il paparino? chiese. - Li hai uccisi scatenando la maledizione? gli occhi le brillarono, il sorriso s'aprì ancor di più, contribuendo a crearle un'espressione folle. - Oooh no no, non era premeditato, vero? Hai ucciso una povera anima innocente? E ne sei rimasto così scioccato e traumatizzato che hai dovuto strutturare un altro Jamie per tenere a bada le emozioni dell'originale? tentò - Mmmm... no, troppo semplice... troppo da cliché. concluse - Oooh su, non tenermi sulle spine. brontolò come una bambina piccola.

    Intrattenerlo? - Come vuoi che t'intrattenga, Jam Boy? domandò appoggiandosi una mano sulle labbra e spalancando gli occhi teatralmente.
    - Cosa mi stai chiedendo di fare, professore? aggiunse poi languida, ridacchiando subito dopo mentre avvicinava la mano destra alla cella ancora chiusa. - Phasmatos Siprum, Emnis Abortum, Fasila Quisa Exilum San. sussurrò la formula magica che le concesse di aprire la porta (stupido pensare che non sarebbe riuscita a farlo, vero?) e gli arrivò esattamente difronte.
    Sistemandogli il colletto della sua t-shirt, Jo spostò il viso oltre quello del professore: alle sue spalle era appena comparso un ragazzino che li guardava confuso. - Giochiamo, ti va? domandò poi all'orecchio di Jaime, superandolo e scoccando un'occhiataccia per niente rassicurante verso il nuovo arrivato. - Io gli dò la caccia e tu lo difendi? chiese poi - Ti piace fare l'eroe, Jaime?

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    Bien... inutile dire che non ha buone intenzioni XD E niente, puoi muovere anche te il ragazzino, se vuoi. Non ho scritto la razza perché per lei è uguale :3 Sempre male vuole farlo finire AHAHAHAHAH
     
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    Per quanto Jamie avesse costruito a pennello sulla sua persona una maschera da poter portare ogni giorno e nascondersi quindi sempre alle persone, si era affezionato ad essa e per la gran parte era diventata parte della sua personalità. Certo sotto sotto c’erano ancora alcuni dei vecchi tratti del bambino e ragazzo che alcune persone avevano conosciuto, ma la maggioranza si era semplicemente evoluta con la maschera che lui si era fabbricato. Magari infondo, molto infondo era sempre stato in quel modo e solo degli eventi particolari lo avevano portato a creare questa maschera che poteva benissimo essere la sua personalità, solo nascosta e latente, pronta ad uscire. Poteva avere un senso, altrimenti per quale motivo si sarebbe semplicemente fuso con la sua “maschera”? Jamie dubitava fortemente che recitare quella parte fosse diventato così semplice e di routine che non conosceva più nemmeno se stesso: non decisamente non era quel caso, non sarebbe stato così semplice per lui mutare da un giorno all’altro.
    Josie iniziò a blaterare cose che Jamie a stento ascoltò: davvero voleva continuare su quella via, convinta che dalle sue labbra uscisse solo la verità assoluta. Pensava seriamente di aver compreso ogni singola cosa di lui, che tutti i nodi fossero venuti al pettine e che lei fosse in grado di leggere una cosa. Poi ancora l’uso di quel nome che tanto detestava: quella parte oscura di Josie credeva di essere così furba ed intelligente, ..perché non ammetterlo, Sebastian? Perché inventarsi scuse? Fà cadere la maschera... sebbene quelle parole furono sussurrate dalla ragazza, alle orecchie di Jamie sembravano quasi una preghiera: preghiera che lei avesse ragione e che tutto ciò fosse vero. Ebbene la maschera c’era, ma quella rassicurazione su cui tanto l’oscurità stesse insistendo, esattamente dove la vedeva? Cosa l’aveva portata a formulare quel pensiero? Perchè sinceramente, Jamie non provava alcunché nel vedere che le persone non lo prendessero sul serio, nessuna rassicurazione, nulla. Il motivo? Non gli interessava minimamente quello che le persone potessero pensare su di lui, non trovava conforto nel vedere che neanche provavano a fare qualche passo per cercare di avvicinarsi a lui nonostante la sua stravaganza. Forse, tempo fa quando ancora Jamie sentiva di aver creato una maschera c’era quella sensazione ma sempre con una presenza minima, non ricorda di aver mai provato sollievo nel sentire che le persone non lo prendessero sul serio. Alaric gli aveva dato quel posto per un motivo, altrimenti lo avrebbe cacciato, no?
    ≪E’ divertente vederti nuotare nella tua effimera illusione convinta che le tue parole rappresentino appieno la realtà. ≫ commentò Jamie non appena la piccola prigioniera terminò il suo mini-monologo iper convinta di sapere ogni cosa. Avrebbe potuto guardare nella mente del ragazzo e non capire nulla, ci voleva una certa sensibilità per leggere dietro alcune maschere e Josie o meglio l’oscurità nella ragazza non ne aveva.
    Oh quante testate al muro avrebbe voluto tirare in quel momento: era possibile che tutti credevano di sapere esattamente se una persona era debole o meno. I “cattivi” erano sempre tutti fatti con lo stampino, tranne alcune eccezioni. Jamie, esattamente come la parte di Josie che al momento non era davanti hai suoi occhi, non era debole: se lo fosse stato non si sarebbe mai rialzato da quello che gli era successo con la maledizione. Se una persona voleva proteggersi dal dolore poteva essere definita debole? Certo che no, le persone che veramente potevano usare quella parola accanto al loro nome erano tutti coloro che non affrontavano gli avvenimenti a braccia aperte, quelli che scappavano dai problemi, non chi voleva proteggersi dalla sofferenza.
    ≪Oh non sapevo che la piccola oscura Josie fosse interessata a sapere come ho scatenato la maledizione. Sono davvero così interessante per te?≫ chiese Jamie, sinceramente curioso di conoscere come mai era così interessata a sapere così tante cose su di lui. Finalmente poteva guardare negli occhi la ragazza con cui stava parlando, vedeva tanta oscurità in quegli occhi, veramente tanta. Chissà come doveva essere portare dentro di sé quella cosa oscura, vederla compiere immense atrocità ed essere impotenti. Ma prima o poi la vera Josie sarebbe uscita e Jamie ne era più che certo: fino a quel momento però avrebbe intrattenuto una deliziosa conversazione con l’altra parte della ragazza.
    Si sarebbe aspettato di tutto dall’oscurità, ma non aveva tenuto in conto che gli studenti in quella scuola potevano gironzolare dove gli pareva senza alcun apparente divieto. Giustamente un ragazzino doveva arrivare nelle segrete proprio in quel momento. Ma era possibile che fosse così aperto a chiunque quel posto: né lui e neppure quel ragazzo avrebbero dovuto raggiungere le segrete, eppure entrambi senza fatica ci erano riusciti. In men che non si dica Josie si liberò da quella cella: oh beh i sistemi di sicurezza di Alaric funzionavano proprio alla grande, ottimo! Si era in una campana di vetro all’interno della scuola. Jamie strinse leggermente i denti alla notizia che non era più solo con la prigioniera e che vi era qualcun altro che decisamente non era in grado di difendersi.
    ≪Oh, ti piacciono le cose a tre? Non lo avrei mai detto sinceramente. Quali altre sorprese nascondi? commentò Jamie, insomma gli era appena stata servita su un piatto d’argento: come poteva rifiutare? ≪Sono sicuro che possiamo organizzare qualcosa io e te. Sempre se non ti spaventa rimanere da sola con me ed hai bisogno di una terza persona≫ aggiunse con parecchia malizia nella voce, appoggiando una mano sul fianco della ragazza. Non poteva lasciare che l’oscurità in Josie se la prendesse con un ragazzino che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato: avrebbe fatto qualsiasi caso per distrarre la giovane da quel povero bambino. Poteva essere abbastanza alludere al fatto che aveva bisogno per forza di qualcun altro per intrattenere le persone? Alla fine era vero: le serviva davvero quel ragazzino per divertirsi? Jamie avvicinò le sue labbra all’orecchio della giovane≪Oh non dirmi che cara Josie è spaventata ed ha bisogno di rincorrere chi ovviamente non sa difendersi. Da quando te la prendi con i più piccoli? Hai forse paura? le sussurrò, rimanendo per qualche secondo in più vicina a lei in quel modo. L’aveva stuzzicata abbastanza per distrarla dal ragazzino oppure non era stato abbastanza? ≪Non vorrei traumatizzare questa giovane mente… ≫ Jamie era disposto a spingersi fin troppo oltre pur di tenere lontana la ragazza da quel ragazzo. Qualsiasi cosa per proteggere qualcuno da quell’oscurità.
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    E’ divertente vederti nuotare nella tua effimera illusione convinta che le tue parole rappresentino appieno la realtà. Se era mai stata sicura di sé stessa e dei propri pensieri? Beh sì, cosa c'era di male? Diversamente dalla proprietaria del corpo che occupava, l'Oscurità, aveva fiducia nella propria essenza! Nonostante non fosse nient'altro che ... malevola energia. Era certa della veridicità di ciò che pronunciava: aveva una convinzione ed autostima ferrea e spesso era proprio quella che la differenziava da tutte le sue vittime.
    Il mondo non le era estraneo! Per tutta la sua lunga esistenza, l'Oscurità aveva avuto modo di conoscere differenti tipi di persone: c'erano i deboli - dal quale s'annoiava quasi subito -, i forti - che eran più soddisfacente schiacciare proprio per la loro convinzione d'esser meglio di lei - e gli illusi - che rappresentava il maggior numero di soggetti che aveva incontrato e di cui s'era subito dimenticata.
    Impossibile entrare in tutte e tre le "razze" eppure Jaime sembrava comprenderle alla perfezione. Per questo la confondeva ... e per questo stava - probabilmente ad occhio esterno - tirando ad indovinare: Jaime non poteva essere tre persone in una, quello era un finto cliché, una cosa che al licantropo sembrava piacere molto ma che - tuttavia - l'aiutava a celare la sua parte originale... quella che doveva esser piena di imperfezioni, di dolore, di amore, di caratteristiche... sfumature che si contrapponevano.
    Se era sicura di ciò che stava pensando in quell'esatto momento? Dipende... alcune frasi eran state dette semplicemente per provocarlo, altrimenti che divertimento c'era nell'intrattenere quella discussione? Insomma... owh che noia!
    Tuttavia un po' era anche vero: Josette - o meglio, l'essere dentro di lei -, stava studiando il suo visitatore - dopotutto, ehi, cos'altro avrebbe potuto fare lì dentro? -, e ciò che ne aveva dedotto, dopo una decina di minuti di bla bla bla, era che si nascondesse... e a casa sua nascondersi era sinonimo di debolezza.
    - Oh tranquillo: va bene raccontarsi una storia diversa per sentirsi bene con se stesso! gli rispose bloccandosi all'istante, il capo rivolto verso la figura del ragazzo e le spalle che si alzavano ed abbassavano in un modo del tutto normale ed apatico. - Ma attento a non perdere il contatto con la realtà, una volta svegliato dal tuo sonno, la caduta potrebbe farti male. terminò ridacchiando, annuendo alle parole successive del ragazzo riguardo la sua trasformazione. - Beh sì, ovvio! affermò senza alcun problema - Almeno fino a quando non arriva qualche altro visitatore, vuoi o non vuoi, rimani proprio tu l'oggetto dei miei desideri. ammise tranquilla. - Perché? Questo ti imbarazza? O ti da fastidio? chiese appoggiandosi una mano sulle labbra, fingendo un'improvvisa espressione sorpresa e preoccupata. - Nah non mi sembri il tipo... anche se, ehy, in effetti potrei sbagliare! lo derise ridendo ancora un'altra volta.
    Quando il ragazzino, che a quanto pare neanche la piccola Josette sembrava conoscere, fece la sua entrata nelle segrete della scuola Salvatore, anche l'Oscurità si chiese cosa diavolo stesse combinando Alaric col suo incarico. Se ne stava rinchiuso dentro quell'edificio a far nulla? Non sapeva neppure prestare attenzione ai suoi alunni? Non parliamo della sicurezza che sembrava esser assente tra quelle mura... tsé, poi si sorprendevano se per lei - o chiunque altro - fosse così facile uscire da una prigione e farsi i comodi propri. La ragazza scosse leggermente il capo e s'apprestò ad osservare l'intruso con un cipiglio divertito sul viso, che si piegava leggermente di lato nell'atto di sembrare interessata... fintemente, ovviamente. Insomma, cosa poteva mai provarci d'interessante in un'anima pia come quella? Non sembrava muovere neppure un muscolo ... ne tanto meno parlare. - Il gatto ti ha morso la lingua? domandò a quest'ultimo, sbuffando appena. - Però così non c'è gusto... diglielo anche te, Jamie! sospirò ridendo non appena il professore scelse di girare il momento a favore del piccoletto, cercando di distrarla così da risparmiare lo studente stesso. - Una cosa a tre? Poi dite che voi ragazzi non pensate mai al sesso... rispose per niente intimidita - Io in realtà avevo voglia di staccare qualche testa ma se ti offri volontario non posso che non accettare. ribatté subito dopo, spostando lo sguardo sul ragazzino, recitando una formula che lo fece addormentare di sasso, i suoi sensi che persero ogni controllo e la sua figura che andava a sbattere contro il pavimento. - Il tempo di abbattere questo lupacchiotto e torno da te... sussurrò, per poi spostare lo sguardo verso il ragazzo che aveva al suo fianco, incollato quasi sopra di sé. - Allora... dove eravamo rimasti? domandò poi, sussurrando un'incanto che lo stese violentemente a terra. - Mi sono sempre chiesta quanto dolore possa sentire qualcuno se viene bruciato vivo. pensò mentre si metteva a cavalcioni su di lui e utilizzò la pirocinesi per far uscire due fiamme che avvolsero entrambe le mani. - Proviamo? chiese subito dopo, appoggiando la mano sinistra sul petto del professore e la destra sulla tempia.

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    Sappi che è tutto ipotetico: Jamie è ovviamente libero di difendersi o schivare ogni cosa... può intervenire su tutto salvo, beh, il ragazzino steso per terra XD
     
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    Jamie era sempre stato piuttosto convinto di avere una soglia del dolore piuttosto alta: erano davvero poche le volte che qualcosa gli faceva talmente male da portarlo digrignare i denti e ad avere le lacrime pronte a rigargli il viso. Sicuramente durante la sua giovinezza gli era capitato di cadere e provocarsi qualche grande ferita sulle gambe, e mentre sua madre gli curava sbucciatura, le lacrime scorrevano sul suo viso. Oltre a quei momenti in cui era un giovane ed innocente bambino che semplicemente inciampava e cadeva, non aveva avuto possibilità di mettere alla prova la sua resistenza, a parte la prima trasformazione durante la luna piena. Sebbene i ricordi di quella notte sono particolarmente sfuocati, ciò che è impresso nella mente di Jamie è ciò che successe al suo corpo, le sue ossa che si spezzavano ed il dolore nel trasformarsi. Era qualcosa che non era possibile descrivere a parole: non avrebbe minimamente reso ciò che aveva provato, ma avrebbe solo dato un’idea e probabilmente anche sbagliata. Ogni qualvolta pensava a quella fatidica notte in cui il suo mondo si era definitivamente capovolto a Jamie veniva la pelle d’oca e probabilmente ogni giovane licantropo provava la stessa cosa ricordando ciò che avevano passato quando si erano trasformati la prima volta.
    La fatidica prima volta, fosse stato almeno piacevole come altre attività, perché doveva essere una sequenza quasi infinita di un dolore che ti lancinava da testa a piedi, dove pregavi solamente che quel terribile momento passasse il prima possibile per poi ritrovarti dopo qualche settimana a riprovare esattamente quelle stesse cose.
    Sinceramente Jamie non aveva la più pallida di dove sarebbe in quello stesso esatto momento se non avesse mai scatenato quella maledizione: sarebbe forse una persona diversa? Era davvero possibile che un piccolo incidente scatenato per errore e totalmente involontario potesse mutare in quel modo la vita di una persona? La natura poteva sistemare a modo suo le cose, poteva cercare di bilanciare ogni cosa, ma era decisamente crudele nel farlo.
    Almeno fino a quando non arriva qualche altro visitatore, vuoi o non vuoi, rimani proprio tu l'oggetto dei miei desideri. Perché? Questo ti imbarazza? O ti da fastidio? Oh quello si che poteva essere definito un grandissimo onore. Dopotutto infondo ad ogni persona vi era la voglia di essere desiderati da qualcuno, in qualsivoglia modo. A quelle parole Jamie mosse semplicemente qualche passo per allontanarsi da quelle sbarre. ≪Oh, l’onore è tutto mio≫ aggiunse accennando un mini inchino, piegando leggermente le ginocchia e sporgendo leggermente in avanti il busto, allargando le braccia hai lati, chinando leggermente anche il capo per qualche secondo, riportandolo poco dopo verso la figura chiusa dentro alla cella. ≪So che sono una persona estremamente interessante mia cara, non c’è bisogno che tu nasconda la tua immensa voglia di passare del tempo da sola con me!≫ aggiunse successivamente, tornando in posizione eretta, e avvicinandosi nuovamente alle barre di quella cella.
    Alla fine però giocare con Dark Josie non era così divertente come sperava: in realtà non gli piaceva affatto che la giovane avesse voglia di sfruttare l’innocenza di un ragazzo che semplicemente aveva preso la strada sbagliata e si era ritrovato nel posto più sbagliato di tutta la scuola. Anche se Jamie non aveva ottenuto l’effetto sperato dalle sue avance almeno la vita di quel giovane non era in pericolo, per il momento ed esattamente come lui desiderava l’attenzione di Josie era tutta per lui. Un’altro grande onore.
    Sinceramente non si aspettava tutta quella violenza dalla ragazza nel stenderlo a terra ma se preferiva passare alle maniere forti non si sarebbe di certo tirato indietro, alla fine la vita di quel dormiente giovane era ancora nelle sue mani: doveva tirarsi fuori da quella situazione in fretta. ≪Immagino il tuo desiderio di scoprirlo, ma non pensi di correre un pò troppo? Non ti sembra di dimenticare qualcosa?≫ chiese semplicemente, bloccando le mani della ragazza prima che potessero raggiungere il suo petto e la sua tempia ≪Non sei molto gentile mia cara, sinceramente prima di assaggiare tua bella magia di fuoco, preferirei divertirmi un pò, non credi? Oppure muori dalla voglia di tornare da quel bambino che hai addormentato a terra?≫ aggiunse sollevando leggermente il busto avvicinandosi al viso della ragazza. ≪Però sai, vorrei sapere una piccolissima cosa… ≫ aggiunse prima di strattonare Josie verso di lui, avvicinando il viso di lei al suo. ≪Vuoi davvero privarmi del piacere della tua compagnia? Se così crudele?≫ sussurro a filo delle labbra della ragazza. Per quanto un bacio gli avrebbe preso parecchio tempo: doveva valutare tutte le sue carte prima di dover farlo per forza. Oh andiamo sarebbe stato un disastro colossale se Alaric fosse venuto a conoscenza che un professore aveva baciato sua figlia, no? Non era forse la regola numero uno?
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    La ragazza rimase assai dispiaciuta dal fatto che il professore fosse riuscito a bloccare il suo tentativo di tortura indiretto. Certo, era perfettamente ovvio che lui avrebbe lottato, era quasi stupido non metterlo in conto, le annoiava semplicemente dover controbattere quando poco distante da loro vi era un piccolo bambino indifeso che aveva bisogno delle sue attenzioni.
    La giovane alzò gli occhi al cielo per poi scuotere leggermente il capo - Che scelta poco virile... borbottò provocandolo, evitando di descrivere l'azione nel fermare il proprio intento come atta principalmente nel salvarsi la pelle. - Cosa potrà mai farti un po' di fuoco? domandò inarcando il sopracciglio, senza cedere neppure per un secondo al turbine dell'imbarazzo. Nonostante il ragazzo le fosse particolarmente vicino - o era lei ad esserlo? Dopotutto chiunque gli avesse visti dall'esterno avrebbe notato quanto lui fosse alle mercé dell'alunna -, infatti, Josie non sentiva nient'altro che un'inesorabile ed interminabile vuoto. Le emozioni vicine all'amore, all'imbarazzo, alla paura di perder qualcuno... non facevan parte di lei... forse era anche per questo che si chiamava "oscurità" o "magia nera"... perché ciò che la componeva non erano nient'altro che emozioni nere, oscure... fredde e vuote.
    Molti dicevano che non c'era odio senza amore, ma continuerebbero a farlo anche dopo averla conosciuta? Lei ne dubitava.
    Perciò nulla, ne un brivido ne un piccolo senno di eccitamento solcò la ragazza che il professore aveva davanti a sé... forse era più Jo, ad agitarsi, la giovane alunna rinchiusa nel proprio corpo. Non voleva che quell'incontro continuasse... soprattutto non in quel modo. Non voleva che la sua controparte accogliesse il "suggerimento" dell'uomo (poco importava se scelto per distrarla) come non voleva che lo uccidesse o lo mettesse in pericolo. Sarebbe stato come tradirlo... tradire tutto ciò che provava per il suo "amore da dimenticare" - nonostante non stessero più insieme Jo non poteva fare a meno di pensare a Fabrizio -, e scendere ancora una volta negli abissi della sua controparte. Fabrizio a parte, infatti, Jo aveva già avuto modo di fare conoscenza con l'oscurità e non voleva assolutamente tornare a solcare quella strada violenta e piena di perdizione. Non voleva essere un'assassina, utilizzare la sua magia per scopi malevoli... voleva essere buona, la parte generosa della medaglia, quella lucente e pura... quella che avrebbe protetto, non attaccato. Quella che salvava, non uccideva.

    L'oscurità ridacchiò ai pensieri della ragazzina e tornò a fare attenzione alle parole del prof, le ultime in particolare. Sorrise piano e ricambiando il suo sguardo - facendo ben attenzione a distogliere il proprio viso da quello del suo attuale tentatore -, avvicinò il capo e s'appropriò del labbro inferiore del ragazzo, mordendolo leggermente senza che l'ebbe avvisato o anche solo preparato. Passò la lingua sulla ferita infertogli e leccò quel poco di sangue che ne uscì fuori. - Ho cercato di dirtelo: sai quant'è eccitante vedere l'anima abbandonare il corpo di un bambino? Quella... indicò il ragazzino con la mano destra, senza distogliere lo sguardo da Jamie - ...è la preda più succulenta che possa esserci. sussurrò. - Anche se devo ammettere che anche i neonati sanno il fatto loro. commentò quasi a sé stessa, la voce particolarmente coinvolta dal ricordo... - Oh sì, non posso fare a meno di ricordare continuò ansimando appena, appoggiando la mano destra sul volto del ragazzo e passandogli flash di poveri neonati e bambini che morivano davanti al suo gioco.
    - Raramente permetto che qualcuno si frapponga tra me ed il mio volere... mi dispiacerebbe ucciderti perciò ti faccio una proposta: se vuoi ancora lasciare che tutti godano della tua presenza abbandona questo posto... altrimenti... temo che la trasformazione sia la scelta più adatta per tentare di batterti con me. sussurrò sorridendo sghemba, alzandosi subito dopo ed appoggiandosi alla sbarra della prigione che aveva alle proprie spalle. - Cosa scegli? domandò inclinando il capo di lato. - Tik, tok... tik, tok... il tempo scorre.

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    Se c’era qualcosa che Jamie non poteva sopportare era chi se la prendeva con i più deboli e colore che non avevano gli strumenti adatti per difendersi. Quale poteva essere il divertimento nel partire già con la vittoria in mano? Se l’oscurità che abitava dentro Josie era così forte come professava di essere perché le piaceva torturare i bambini che non potevano fare alcunché contro la sua magia? C’era sicuramente una grande insicurezza in quello che la giovane insinuava: avrebbe lasciato andare il ragazzino e si sarebbero divertiti solo loro due, nessun terzo incomodo.
    C’erano tante cose che Jamie avrebbe potuto fare in quel frangente ma che non poteva per evidenti motivi: se fosse stata un’altra persona, non avrebbe avuto alcun tipo di problema nel buttarsi a capofitto nelle sue idee. Come poteva farlo con Josie però? Semplicemente non ne era capace. La mente del professore stava vagando il più velocemente possibile alla ricerca di una soluzione ma che poteva fare per salvare quel giovane? Quel ragazzino era l’unica fonte di interesse dell’oscurità e per qualche motivo ella non voleva saperne di lasciar andare la sua indifesa prega. Josie non mancò di dire a Jamie quando i ragazzini e bambini fossero coloro che preferiva uccidere maggiormente, oltre mostrargli delle terribili immagini di giovane che morivano. ≪Principessa, ti credo maggiormente interessata a divertiti con le persone, pensavo che ti piacesse di più una sfida…≫ iniziò Jamie, passando la lingua sulle sue labbra, poco dopo il morso della ragazza. ≪Invece sei una di quelle persone a cui piace vincere facile. ≫ aggiunse poco dopo sospirando e appoggiandosi a terra, portando entrambe le sue braccia dietro la testa. ≪ Se devo essere sincero sono parecchio deluso da, ti credevo migliore dei “cattivi” che in realtà non hanno le palle di affrontare gente alla loro portata e preferiscono prendersela con chi non sa difendersi.≫ continuò ancora. Voleva provocarla? Certo che voleva farlo, quello era il suo intento principale. Chissà magari rendendosi conto di sembrare così debole con quello che gli aveva appena mostrato e confessato, avrebbe lasciato perdere. ≪Pensavo che alla cara e cattiva oscurità piacessero le sfide, invece sei come il peggior villan mai scritto. Sinceramente se fossi in te rivedrei le mie priorità, davvero… te lo dico da amico!≫
    Josie sarebbe rimasta davvero delusa dalla scelta che Jamie stava per attuare a quell’ultimatum: probabilmente era davvero un salto nel vuoto con la speranza che le sue parole fossero state abbastanza convincenti da far cambiare idea alla giovane. Dovevano esserlo state, perché altrimenti avrebbe sacrificato la vita di un bambino nel tentativo disperato di salvarla. Jamie si alzò e appoggiò le sue spalle al muro, guardando il ragazzino a terra. Sapeva che doveva prendere una decisione in fretta, agire senza pensare. Mosse qualche passo avanti, arrivando ad appoggiare una mano su una delle barre, guardando Dark Josie negli occhi: ≪Prego oscurità da quattro soldi, si diverta con la sua piccola ed indifesa preda, sono sicuro che sarà soddisfacente ≫ aggiunse poi, spostandosi leggermente di lato, allungando il braccio libero indicandole la strada verso il giovane dormite a terra. ≪E io che speravo di divertirmi un pò di più.≫ Jamie sbuffò prima di allentare la presa sulla sbarra della prigione, scavalcando poi con i successivi passi il corpo del ragazzo. ≪Appena avrai voglia di divertirti davvero, chiamami! ≫ concluse il professore, girando l’angolo.
    Sarebbe stato abbastanza quello? Oppure aveva appena condannato un giovane ragazzo a morte certa anticipata prima dal dolore? Sperava vivamente di non aver fatto la scelta errata, ma esisteva un’opzione giusta in quel frangete? Se non avesse proferito quelle parole, Jamie avrebbe potuto battersi con una studentessa succube di magia nera? Sinceramente, lasciare campo libero in quel modo, farle credere di essere così poco importante come cattiva era l’unica maniera per distogliere l’attenzione di Josie e prenderla tutta su di se. Dopotutto, i cattivi non volevano essere i peggiori della storia?
    I passi di Jamie erano lenti, non voleva uscire velocemente da quelle segrete: non era quello il suo obiettivo. Ovviamente doveva riuscire a sentire se il suo piano funzionava oppure se le sue idee erano troppo folli per avverarsi. Sarebbe stato da incoscienti correre via e il licantropo di certo non lo era.
    L’unica domanda in quel momento, quella che attendeva urgentemente una risposta era: avrebbe Josie abboccato o avrebbe letto tra le righe il tutto?
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    ... sei una di quelle persone a cui piace vincere facile... la ragazza incominciò ad ascoltare le parole del professore tuttavia non passarono neppure dieci secondi che alzò gli occhi al cielo e sospirò rassegnata. Non c'era niente da fare, per la seconda volta Jamie le confermava d'esser esattamente come tutti gli altri. Pretendeva di conoscere una persona senza averlo fatto realmente... o semplicemente pretendeva di "colpire" e provocare il prossimo senza neanche capire che non avrebbe raggiunto il suo intento. Non con lei almeno.
    E quindi "Bla bla bla..." più lui parlava e più l'oscurità desiderava che terminasse.
    Tuttavia doveva ammetterlo: aveva costruito un monologo degno d'un re atto a colpirla nell'orgoglio, peccato che non aveva ancora pienamente compreso come ragionasse la sua carissima interlocutrice. Jo ridacchiò e lo guardò, un sopracciglio alzato ed un dito che andava a toccare le labbra rosse della ragazzina che aveva precedentemente impossessato. - E' finita la recita? Oppure hai ancora altro da dire? Và... ti ascolto! E' così interessante! lo esortò a continuare, sorridendo apertamente non appena lui incominciò a parlare di villan, delusione, amicizia ecc.
    Quando poi si mosse verso le scale Josette non poté fare a meno di ridacchiare. Oh era così assurdo: davvero pensava che si sarebbe bevuta una cosa del genere? Che sarebbe caduta nel suo tranello? Diversamente da lui Jo sapeva come ragionasse, aveva compreso cosa ci fosse nella sua testa o almeno aveva compreso - in quel momento - quale fosse il suo obbiettivo: concentrare l'attenzione su sé stesso, così da salvare il ragazzino... o quanto meno provare a farlo. Certo, perché quello non poteva esser altro che un tentativo che non avrebbe fatto altro che avere un'esito totalmente inaspettato, da lui e - soprattutto - dal ragazzino che in quel preciso istante - ironia della sorte - incominciò a muoversi e a borbottare frasi senza senso.
    - Oh... il piccoletto si sta svegliando! commentò da sola, evitando il professore che percepiva esser ancora lì, tra loro. - Perfetto! Probabilmente anche lui non vede l'ora di conoscere i suoi antenati continuò tra sé e sé, incominciando a sentire l'eccitazione crescere. S'avvicinò al ragazzino e s'abbassò sulle ginocchia, così da stare al suo stesso livello, stando attenta a non dare le spalle alle scale dietro di loro. Oh no, non aveva nessuna intenzione di dare un qualche minimo di vantaggio a quello scarso giocatore di un lupacchiotto puzzolente.
    Alzò la mano destra in aria e l'appoggiò violentemente sulla guancia del povero malcapitato, schiaffeggiandolo un'altra volta permettendogli - così - di svegliarsi totalmente. Ridacchiò nel vederlo ansimare e divincolarsi e senza aspettare ancora sussurrò un'incantesimo d'immobilizzazione. Inclinò il capo di lato e pensò: c'eran tanti modi per finire una persona quale avrebbe scelto questa volta? Qual'era quello più adatto?
    Appoggiò una mano sul petto del ragazzo, precisamente dove si trovava il cuore ed incominciò a succhiargli tutta la forza vitale, usufruendo del potere dell'eretica. Basta... basta: così lo ucciderai! incominciò la sua controparte, urlando subito dopo essersi svegliata da un incubo che sembrava non avere ancora fine. Non puoi farlo! Smettila! continuò cercando di risalire dal profondo, prendendo possesso del proprio corpo di modo da fermare quella catastrofe.
    Doveva riuscirci, doveva lottare così da evitare che uccidesse un'altra volta. Fermati! Farò tutto quello che vuoi ma tu fermati! Ti prego! ripeté in continuazione cercando di distrarla, senza raggiungere l'obbiettivo prefissato. - Ancora non l'hai capito?! Non ho bisogno di te: posso prendere e fare tutto ciò che voglio, senza l'aiuto di nessuno. rispose, continuando a succhiare l'energia del ragazzino che intanto aveva incominciato a perdere i battiti.
    Jo poteva sentirli, uno dopo l'altro i battiti del cuore si facevano sempre più lenti e disconnessi. Chiuse gli occhi ed ansimò portando il capo indietro e respirando l'aria che aleggiava attorno a loro.
    Ancora qualche minuto ed il ragazzino avrebbe ispirato per l'ultima volta.
    Ancora qualche minuto e lei avrebbe vinto.
    ...peccato che Josette riuscì a farsi avanti ed appropriandosi del proprio corpo riuscì a pronunciare un incantesimo che la fece addormentare, rendendola - per circa qualche minuto - innocua. Sperò soltanto che il professore non se ne fosse andato, in quel caso l'avrebbe rimessa dietro le sbarre ed avrebbe chiamato aiuto. Se Jamie fosse andato già via? Beh allora il ragazzino avrebbe dovuto risvegliarsi prima che lo facesse lei.

    josette "jo" saltzman dark josie [ sheet ]
    siphoner - ex studentessa alla salvatore school - 15/03/2013 - 17
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    Era così da scemi sperare in qualcosa? Jamie non sapeva come risolvere quella situazione e non poteva giocare tante delle sue carte semplicemente perché aveva a che fare con la figlia del preside della scuola. Aveva già superato la linea avvicinandosi a Josie in certi modi, proponendo alcune cose ed avendo quasi appoggiato le sue labbra su quelle della studentessa. Quasi fortunatamente l’oscurità nella giovane gli aveva impedito di compiere alcune azioni, azioni che non avrebbe di certo fatto con alcun piacere. Che cosa poteva dire in sua difesa Jamie però? Quello che aveva fatto e detto era stato semplicemente per mettere in salvo una vita, vita che si era ritrovata stupidamente in pericolo per colpa di un preside che non chiudeva e metteva in sicurezza le segrete nel modo corretto. Lui doveva per forza salvare quel ragazzino che si era ritrovato in quel situazione per un puro errore, era ciò per cui era pagato ma anche quello che desiderava ardentemente fare. Aveva già la vita di qualcuno sulla sua coscienza, se poteva evitare una morte doveva farlo, non sarebbe riuscito a convivere con se stesso se fosse rimasto in disparte ed avesse pensato solo alla sua salute.
    Jamie però in quel frangente, oltre a cercare di attirare Josie a sé non poteva fare altro. Come poteva ferire una studentessa che non aveva il controllo delle sue azioni? Non sarebbe stato giusto farle del male, e il licantropo non aveva la minima voglia di dover dare una serie infinita di spiegazioni al preside riguardo possibili ferite riportare dalla figlia. Sarebbe stata una discussione lunga e complessa quindi se si poteva evitare era meglio.
    Mentre si allontanava dalla cella di Josie, i passi di Jamie si facevano sempre più pesanti. Voleva seriamente fermarsi e tornare indietro di corsa ma aveva già fatto la sua scelta e aveva lasciato alla ragazza campo libero nel decidere che fare. L’oscurità l’avrebbe seguito o Josie si sarebbe fatta avanti? Quella era davvero una scommessa rischiosa e lui sperava che andasse tutto bene, doveva andare tutto bene. In quel momento serviva proprio il lieto fine dei film, tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi, non c’era un’altra opzione.
    Se Josie non l’avrebbe seguito che avrebbe fatto? Probabilmente non avrebbe esitato ad attaccarla per rimetterla dove doveva stare. Le avrebbe fatto e avrebbe combattuto per salvare la vita di quel ragazzo che gentilmente gli aveva reso complicato quella chiacchierata amorevole.
    - Oh... il piccoletto si sta svegliando! A quelle parole il sangue nelle vene di Jamie si congelò. Doveva essere pronto ad intervenire il prima possibile. I passi si fermarono e il cuore prese a battere come non mai. Le orecchie erano tese nell’attesa si percepire qualsiasi rumore o frase che gli avrebbe fatto capire che doveva correre indietro. Jamie attese qualsiasi cosa, poi sentì che l’oscurità stava conversando con qualcuno: Josie! Gli occhi del professore di illuminarono di speranza: se la ragazza avesse combattuto probabilmente quel suo folle piano avrebbe anche potuto funzionare e non essere un completo disastro. Come poteva capire però se era il momento di tornare indietro e se la giovane studentessa aveva avuto la meglio sull’oscurità che abitava dentro di lei? Non poteva saperlo quindi doveva tornare indietro e sperare di essere ancora in tempo per prendere il giovane e portarlo via, oltre al chiudere Josie dietro le sbarre della cella in cui l’aveva inizialmente trovata.
    Jamie prese a camminare verso le celle ancora una volta, sempre con molta calma, cercando di non emettere alcun tipo di rumore, appena arrivò all’angolo che poco prima aveva svoltato, perdendo di vista l’oscurità attese un pò prima di sporgere il suo capo e vedere il corpo di Josie a terra dormiente, ed il ragazzino ancora vivo in grado di respirare. Con un piccolo scatto si avvicinò alla giovane e la prese tra le sue braccia, portando nuovamente all’interno della cella in cui era rinchiusa, appoggiandola delicatamente sulla panchina che apparentemente l’oscurità tanto amava. Le accarezzò leggermente il capo. ≪Grazie Josie≫ sussurrò prima di uscire e chiudere la ragazza alle sue spalle, lasciando che le sue attenzioni si focalizzassero sul giovane ragazzino a terra. Jamie appoggiò le sue ginocchia a terra, accarezzando la testa del giovane, scuotendolo un pò nella speranza che aprisse gli occhi chiusi. Alla fine per fare in fretta Jamie lo schiaffeggiò leggermente e non appena il ragazzo aprii gli occhi, lo prese in braccia e lo portò il più lontano dalle segrete, più precisamente in infermeria a vedere se stava bene. Avrebbe avuto bisogno di qualche cura probabilmente, ma era vivo e quella era la cosa più importante.
    Non appena l’infermiera prese con sé il giovane, Jamie si diresse verso la presidenza: lui ed Alaric doveva parlare urgentemente in quel momento.
    I think we're alone now
    JAMIE SEBASTIAN WINTHROP [ sheet ]
    licantropo - prof introduzione alla licantropia - 30
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